Ferdinando Schiavo alla richiesta della definizione del suo ruolo scientifico, ama rispondere: “Onesto artigiano della neurologia e della neurologia dei vecchi”.
Neurologo, per tre decenni specialista nel reparto neurologico ospedaliero di Udine, poi per sei anni nell’ambulatorio UVA (Unità Valutativa Alzheimer) dello stesso reparto, successivamente responsabile dell’ambulatorio UVA al Distretto Socio Sanitario di Codroipo (Ud), attualmente è libero-professionista.
Collabora da anni con l’Associazione Alzheimer di Udine e di Latisana (UD) e con altre associazioni ONLUS, con le quali organizza corsi di formazione e di informazione per medici, altri professionisti della salute e familiari di persone con demenza.
Favorito dalla progressiva incidenza della fragilità determinata dall’invecchiamento della popolazione, è cresciuto nella società moderna anche l’uso dei farmaci.
E i farmaci – lo dovremmo sapere tutti – sono armi a doppio taglio. E poi, come tutte le armi, i più deboli ne sono le prime vittime, e quindi gli anziani. E poi le donne. I numerosi esempi che ci porta l’autore suggeriscono quanta strada si debba fare affinché la iatrogenesi, e più in generale la “mala medicina”, possano essere contrastate ed estirpate.
Il volume, rivolto a tutti coloro che hanno la responsabilità professionale della cura, in qualsiasi ruolo, medico curante, infermiere, OSS o semplice badante, non è un testo “contro i farmaci” ma un richiamo a usarli con scienza e coscienza e ad accompagnarli con una corretta informazione.
Accanto ad alcune indicazioni diagnostiche utili per destreggiarsi nella complessità, è questo il filo rosso che attraversa senza soluzione di continuità tutto il testo. Nei circoli viziosi ed eventi a cascata scatenati dall’uso improprio dei farmaci, i fatti sono descritti con passione, con giustificata indignazione per la complessità evitabile che si viene a creare, con stupore per la diffusione del fenomeno.
Incipit del libro: Se ti udrà un medico di schiavi, ti rimprovererà: “Ma così tu rendi medico il tuo paziente!”. Proprio così dovrà dirti, se sei un bravo medico! Ippocrate