Non la vedevo da decenni, ma Anita me la ricordavo bene per la sua bellezza limpida e senza compromessi, perché era intelligente di un’intelligenza sensibile e umana, attenta agli altri e mai al proprio narciso, infine, perché era sposata e dava l’idea di essere felice e orgogliosa della fedeltà che traspariva dalla coppia che formava con Luciano.
Le compagnie cambiavano spesso in quegli anni settanta, c’era tanta fantasia liquida prima ancora che ce la raccontasse Zigmud Bauman, e così ci eravamo persi di vista. Poi, il resto della vita, le delusioni, gli errori, le separazioni, il lavoro, i figli, le scelte più mature, non ci avevano concesso di incontrarci più.