- i sintomi classici possono esordire con il rallentamento motorio (di tutto il corpo o di una parte di esso, in genere un arto), chiamato in gergo medico ipocinesia, bradicinesia. È riferito come una sensazione di impaccio nel compiere movimenti fini volontari (ad esempio cucire) e si accompagna a riduzione dei gesti automatici, come i movimenti pendolari degli arti superiori nel cammino e della mimica; con la rigidità, che si avverte sotto forma di sensazione tipo “ruota dentata” di certi ingranaggi quando mobilizziamo passivamente alcune articolazioni (gomito, polso, spalla, ecc.) della persona malata; col tremore tipico “a riposo”, assente però in circa il 30% dei casi di MP; infine, con le anomalie della postura (come la posizione del busto curva in avanti, detta camptocormia) e dell’ equilibrio.
- non tutti i parkinsoniani, quindi, tremano! Esistono pazienti con MP senza tremore e quelli con tremore che non hanno la MP bensì altre patologie (tremore essenziale – TE, spesso familiare, a volte ad esordio senile; tremore da sostanze tossiche; tremore disendocrino, come accade ad esempio nell’ipertiroidismo; tremore da danni del cervelletto, ecc.).
- il ritardo nella diagnosi: le forme cliniche di MP che esordiscono senza tremore giungono all’osservazione del neurologo in genere dopo 1-2 anni dall’esordio, in quanto il rallentamento motorio (quasi sempre abbinato a rigidità) è spesso associato a dolori e limitazioni articolari che vengono erroneamente interpretate in senso “artrosico”, scatenando una sequenza di visite specialistiche non neurologiche, inutili terapie con anti-infiammatori e applicazione di tecniche fisioterapiche e rimedi vari;
- evoluzione: i quadri clinici con esclusiva componente tremore hanno una prognosi migliore;
- sintomi secondari: accanto ai sintomi classici sono spesso presenti nell’evoluzione della malattia numerosi altre manifestazioni cosiddette secondarie: stitichezza, apatia e/o depressione, perdita dell’odorato, alcuni disturbi del sonno, della sudorazione, del controllo pressorio, del controllo degli sfinteri e della sessualità, ecc. Nell’ evoluzione che avviene nel corso degli anni possono comparire, accanto al peggioramento dei sintomi motori, dovuti in parte alla ridotta risposta ai farmaci, anche allucinazioni, psicosi, turbe comportamentali, demenza, ecc.
- fase preclinica: da almeno un decennio, il rilevamento in fase premotoria (la malattia è in atto ma clinicamente non si manifesta con i sintomi motori noti) di alcuni sintomi rappresenta un filone di ricerca interessante: si tratta della stitichezza, della perdita dell’odorato, della depressione-apatia, dei disturbi comportamentali della fase REM del sonno (RBD), sintomi che possono far prevedere la comparsa, mesi o addirittura decenni dopo, della MP o di alcuni parkinsonismi.
Cosa serve conoscere dei parkinsonismi?
- rappresentano un capitolo complesso per le difficoltà iniziali nel pervenire ad una corretta diagnosi, per le ridotte possibilità terapeutiche e per l’ evoluzione clinica più veloce. Numerose condizioni patologiche possono associarsi a sintomi che “somigliano” alla MP ma che non risentono dei benefici che i parkinsoniani “veri” ottengono dalla terapia farmacologica. Alcuni quadri di parkinsonismo sono legati a una degenerazione neuronale determinata da alterazioni patologiche di alcune sostanze presenti fisiologicamente nel nostro cervello: tra i principali, l’ atrofia multisistemica (AMS) e la demenza a corpi di Lewy diffusi (LBD) fanno parte, insieme alla MP, delle malattie da alterazioni della sinucleina, mentre la degenerazione cortico-basale (DCB) e la paralisi sopranucleare progressiva (PSP) dipendono principalmente dalle modifiche della proteina tau.
- altri parkinsonismi sono secondari a lesioni cerebrali infiammatorie, traumatiche, tossiche e, soprattutto, vascolari, oppure dipendono dall’uso di alcuni farmaci. In quest’ultimo caso possono essere reversibili.
- il parkinsonismo non è la sola manifestazione provocata da farmaci (EPS): gli fanno buona compagnia l’ acatisia (incapacità a stare fermi, ansia e irrequietezza), le distonie acute e la discinesia tardiva spesso persistente, la sindrome della torre di Pisa, la sindrome maligna da sospensione di antipsicotici.