Non la vedevo da decenni, ma Anita me la ricordavo bene per la sua bellezza limpida e senza compromessi, perché era intelligente di un’intelligenza sensibile e umana, attenta agli altri e mai al proprio narciso, infine, perché era sposata e dava l’idea di essere felice e orgogliosa della fedeltà che traspariva dalla coppia che formava con Luciano.
Le compagnie cambiavano spesso in quegli anni settanta, c’era tanta fantasia liquida prima ancora che ce la raccontasse Zigmud Bauman, e così ci eravamo persi di vista. Poi, il resto della vita, le delusioni, gli errori, le separazioni, il lavoro, i figli, le scelte più mature, non ci avevano concesso di incontrarci più.
Quel pomeriggio era lì, nel mio ambulatorio: a parte qualche ruga non le mancava niente dell’antica bellezza intelligente, solamente un pezzo della sua vita, un’isola buia di memoria.
– Raccontami!
– Mi è successa una cosa strana che da allora mi angoscia.
– Parla pure, con calma, rimane tra me e te, lo sai, intuendo che si trattasse di qualcosa del suo profondo privato.
– Luciano da anni non sta bene per varie malattie e, ne sono sicura, anche per i farmaci che è costretto a prendere.
– Tocchi un tasto a cui sono sensibile!
– Insomma… non abbiamo rapporti da almeno dieci anni e inoltre è diventato molto meno affettuoso del solito. Non cerco giustificazioni, ma ho conosciuto al cinema d’essai un “ragazzo della nostra età” pieno di vita e di progetti, separato e con figli oramai adulti e affermati. Non ho mai tradito Luciano, e mi devi credere…
– Mannaggia, lo so!
– Che caro, mi fai sorridere in un momento come questo… e forse è meglio non drammatizzare quello che mi è accaduto. Continuo. Dopo un po’ di mesi, di caffè rigorosamente decaffeinati e molti discorsi saggi, sono andata a casa sua ed è lì che è cominciata la nostra storia, la mia storia parallela. Ci si vedeva almeno una volta alla settimana. Dieci giorni fa è successo tutto, un tutto di cui ricordo quasi niente.
– Ti aveva fatto bere qualcosa?
– No, è una persona per bene e delicata. Avevo bevuto un decaffeinato al bar, questo me lo ricordo, poi sono andato da lui e ricordo anche come siamo finiti a letto. Ma poi più nulla.
– Hai cercato di ricostruire questo nulla con lui?
– La sua faccia terrorizzata, questo riesco a rievocarlo, quando mi sono “svegliata” almeno tre ore dopo.
– Che è successo in quelle ore?
– Lui mi ha detto – e pare che questa spiegazione me l’abbia ripetuta almeno dieci volte! – che ho avuto un orgasmo spietato, l’ha chiamato così, e che subito dopo ero cambiata. Sembravo perplessa e ripetevo continuamente e sempre le stesse domande: come siamo finiti qui, che posto è, che ci facciamo nudi a letto? che ora è? a che ora devo tornare a casa?
Allarmato per la mia salute e per i risvolti pratici della inusuale situazione (dove la porto? chi chiamo? e che dico ai medici del pronto soccorso? suo marito si allarmerà?) ha resistito quelle tre ore angoscianti aspettando che le sue risposte ottenessero a loro volta una risposta senza dubbi di oblio. Invece, pare che io abbia continuato a dimenticare quelle spiegazioni almeno fino a quell’ultima, tre ore dopo, quando l’avevo finalmente trattenuta nel bagaglio della mia memoria e stavolta possedevo la chiave per aprirlo!
A quel punto, abbastanza frastornata ed esitante, sono tornata a casa. Luciano non ha capito nulla e si è accontentato delle mie bugie.
Che mi è successo secondo te?
– Potrei sentire almeno per telefono il tuo lui?
– Si, è in ansia forse più di me…
Un po’ di domande ben assortite e le risposte che mi aspettavo. E adesso qualche domanda ancora per Anita, una visita accurata e un breve test alla ricerca di eventuali difetti di memoria.
– Quello che ti è successo mi sembra veramente suggestivo per un episodio di Amnesia Globale Transitoria. Non allarmarti davanti a questa diagnosi dal nome così lungo! Sei fortunata, la conosco bene anche perché ho avuto la fortuna di vedere molti pazienti e l’ho studiata per la mia tesi di specializzazione a Modena, e ne ho seguito poi tanti altri casi nei decenni successivi.
Intanto, è qualcosa di assolutamente benigno, anche se può ripetersi in circa un quarto dei casi. Colpisce soprattutto le donne, in genere dai 50 ai 75 anni. Chi la manifesta diviene bruscamente non solo incapace di apprendere nuovi ricordi ma anche di richiamare alla memoria ciò che è avvenuto nelle ore e spesso nei giorni e settimane precedenti, a volte indietro persino nei mesi e negli anni. Ricordo una nonna che riconosceva il nipote di 11 anni ma non quello di tre mesi.
Ma questo non ti è accaduto, se no… ti saresti “svegliata” a letto con uno sconosciuto, visto che lo conosci da pochi mesi!
Chi ne è vittima si esprime normalmente, conosce la propria identità e riconosce familiari e amici, a cui risponde in maniera adeguata, tuttavia in modo caratteristico ponendo le stesse domande in maniera ripetitiva, come hai fatto tu, in quanto comprende di volta in volta la correttezza delle risposte che i testimoni forniscono ma è incapace di fissarle nella memoria se non per pochi secondi: per questo motivo, riformula la domanda più volte.
Nel corso dell’episodio questa persona appare perplessa, si chiede cosa le stia accadendo, mostra in modo evidente che dimentica a mano a mano gli avvenimenti che si svolgono durante l’episodio (si chiama amnesia anterograda), ma nel contempo non è in grado di ricordare fatti di settimane o persino di anni prima (e questa è l’amnesia retrograda). Se è colta dal disturbo mentre compie il proprio lavoro abituale, è in grado di portarlo a termine; allo stesso modo, se presenta il deficit mnesico mentre cammina o guida la macchina, è capace di tornare a casa.
Quando finalmente i disturbi cessano, lasciano in eredità un “buco di memoria”, una lacuna mnesica non più recuperabile che riguarda quanto accaduto durante l’episodio stesso. In compenso, i ricordi di giorni, settimane o anni precedenti, assenti durante lo svolgimento dell’episodio, vengono ripristinati pienamente permettendo un ritorno ad uno stato di normalità.
Ti faccio vedere due diapositive che adopero quando vado in giro a parlare di questa sindrome e te le commento. AGT è l’acronimo di Amnesia Globale Transitoria.
Nota alla diapositiva. Il punto zero segna l’inizio dei sintomi amnesici, che coinvolgono da una parte, a sinistra, il passato per giorni, settimane, mesi o anni (incapacità di rievocare ricordi attinenti quel periodo), e dall’altra, a destra, quello che avverrà a mano a mano nelle ore successive.
– Chi ha piantato quei gerani?
– Tu mamma, almeno venti giorni fa…
– Si? Non mi ricordavo.
Qualche minuto dopo…
-…ma chi ha piantato quei gerani?
Nota alla diapositiva. Cessato l’episodio, rimane un “buco di memoria” che combacia sostanzialmente con la durata dello svolgimento dell’episodio di AGT. Il “ricordo dei gerani” dell’esempio precedente viene quindi ripristinato.
– Non recupererai mai quel “buco di memoria” ma puoi fare a meno di quel pezzo di vita. Mi spiace che tu abbia coinvolto nell’amnesia senza scampo il tuo “orgasmo spietato”! E’ simpatico il tuo uomo! Stai serena, non mi passa per la mente di giudicarti!
Ti dico altro su quanto ti è accaduto. L’attività sessuale rappresenta uno dei fattori “precipitanti”, così si dice, di una AGT, in buona compagnia con altri: bagni caldi o freddi, stress intenso e prolungato, certe posizioni anomale del corpo mantenute a lungo, ma anche alcuni esami diagnostici e raramente poche patologie del cervello di diversa natura. Predilige, come ti ho già accennato, i soggetti di sesso femminile, in particolare se iperemotivi e iperattivi, spesso con una storia di emicrania e\o di ipertensione arteriosa. Non ha cause e meccanismi certi: si pensa che sia provocata da una “ischemia cerebrale benigna”, ovvero abbia le stesse modalità di un’altra patologia ischemica benigna, l’emicrania con aura, di cui, e questo lo ricordo, hai sofferto in quegli anni in cui ci siamo frequentati.
– Vero! Sparite le crisi dopo la menopausa! Devo aggiungere che, senza che gli abbia raccontato il contesto, il mio medico mi ha ascoltato e mi ha fatto fare una TAC cerebrale e un esame ECO-Doppler dei vasi del collo (TSA), risultati negativi. Mi ha dato l’aspirina, da prendere tutti i giorni.
– E allora mi chiami a cimento e devo soffermarmi su un concetto: l’AGT non è un Attacco Ischemico Transitorio cerebrale (AIT – o TIA), non possiede, quindi, alcun collegamento con le ischemie “vere” a livello cerebrale che, per intenderci, si manifestano con una paresi di un arto o di mezzo corpo, un disturbo della parola, della vista, della sensibilità, ecc. tutti fenomeni transitori della durata di pochi minuti o massimo qualche ora, causati dall’interruzione dell’apporto vascolare in un determinato territorio cerebrale. Questa differenza di prognosi ed evoluzione è stata dimostrata seguendo per anni un gruppo di soggetti con AGT e confrontandoli con uno di sani e con un altro composto da persone che avevano avuto un AIT: gli “amnesici da AGT” sono andati incontro nel corso degli anni a ictus ischemici cerebrali esattamente con la stessa incidenza dei soggetti sani, mentre coloro che avevano manifestato un AIT, ne hanno avuto una nettamente maggiore nel corso dei mesi o anni successivi, come è noto da tempo.
Conclusioni? Non è necessario, fino a prova contraria, prendere l’aspirina.
Questo insolito disturbo della memoria, noto da più di 50 anni, continua tuttora a creare un indiscusso e comprensibile allarme nell’entourage familiare malgrado le conoscenze scientifiche ce lo abbiano riconsegnato negli ultimi decenni come evento a prognosi assolutamente benigna. Il medico, purtroppo, se non ha una nozione ed una esperienza chiara su questa manifestazione, può rendersi responsabile di un’ulteriore allarmismo qualora sostenga l’urgenza di un ricovero, l’esecuzione di esami spesso inutili o la prescrizione di molecole anti-aggreganti, appunto i farmaci che rendono il sangue più fluido evitando i fenomeni trombotici (aspirina, ticlopidina, clopidogrel, ecc.) come se si trattasse di un AIT cerebrale.
Mi piace ricordare, quando vedo consigliare l’aspirina in maniera un po’ superficiale, “perché tanto non fa male”, che il cuore non presenta quasi mai emorragie… ma il cervello si!
Cosa vuol dire questa frase volutamente provocatoria? Una terapia antiaggregante può favorire la comparsa di una emorragia cerebrale (ma anche gastro-duodenale, ecc.): al medico spetta la decisione se consigliarla attraverso un attento esame dei rischi e dei benefici, informando il paziente in modo adeguato.
Un’altra annotazione, al contrario: la sottovalutazione degli AIT cerebrali rappresenta il fenomeno inquietante di segno opposto rispetto al comprensibile allarme che si crea invece durante un’AGT, per l’alta potenzialità evolutiva verso un ictus cerebrale che un AIT possiede. Davanti ad un possibile AIT è necessario che vengano informati e responsabilizzati i pazienti, i familiari e persino i medici, in quanto gli AIT vanno correttamente indagati e trattati, perdendo così buona parte della loro potenziale pericolosità. Fugace e non doloroso, a differenza dell’angina pectoris, che rappresenta l’omologo cardiaco, l’AIT resta spesso banalizzato, malgrado sia il migliore segno premonitore di un infarto cerebrale.
– Ti dico queste cose perché sei un cittadino da formare e informare!
– Ho capito. Ma… mi verrà una demenza?
– Stai tranquilla, avere presentato questa amnesia non ha valore di fattore di rischio per sviluppare una demenza.
Alla fine del racconto.
Una condizione particolare simile all’AGT è rappresentata dai casi in cui l’amnesia è provocata da alcuni farmaci, in genere benzodiazepine (i ben noti Valium, Tavor e Control, EN, Minias, Lexotan, Halcion e Songar, ecc.….), più raramente da diverse altre molecole (anticolinergici, anestetici, diclofenac, clorochina, ecc.), spesso associate a sostanze di uso comune come l’alcol.
In un articolo di qualche anno fa, scritto da Morris ed Estes, i protagonisti erano paradossalmente tre neuroscienziati, una benzodiazepina, il triazolam (Halcion, Songar, ecc.)… e gli alcolici.
Riporto l’abstract dell’articolo in lingua originale: … three neuroscientists traveled on different occasions from New York to Europe to attend scientific meetings. In an attempt to minimize “jet lag” they all took triazolam, 0.5 mg, during the flight. In addition to the medication, they also consumed ethyl alcohol to a variable degree, none to clinical intoxication. All three experienced an episode of anterograde amnesia that lasted several hours. These episodes of transient global amnesia were evidently secondary to the triazolam or the combination of triazolam and ethyl alcohol. These episodes suggest caution if using this medication to avoid jet lag, especially if ethyl alcohol will be consumed.
I neuroscienziati non sapevano che la combinazione fra benzodiazepine e alcol, anche a dosi minime, può alterare le funzioni cognitive, in particolar modo la memoria!
Casi simili alla AGT si osservano anche dopo traumi cranici non particolarmente gravi.
Le amnesie psicogene non sono sempre semplici da diagnosticare a causa degli incerti confini tra mondo psichico e anomalie organiche cerebrali: l’amnesia dissociativa sembra causata dallo stress legato ad esperienze traumatiche subite direttamente o di cui si è stati testimoni, a grossi problemi esistenziali, oppure a conflitti interiori gravi. Ha visto coinvolto pochi anni fa un padre che aveva dimenticato il suo piccolo deceduto in auto, al caldo.
Alcuni soggetti sono più predisposti all’amnesia, ad esempio quelli facilmente suggestionabili e ipnotizzabili e, di fronte a problemi invalicabili, possono “convertire” il turbamento che ne deriva in amnesia settoriale (amnesie da conversione o volgarmente isteriche), non sempre facili da mettere a nudo.
Per finire, anche tra le crisi epilettiche “parziali” possono essere presenti alcuni elementi comuni con l’AGT. Ma la Transient Epileptic Amnesia è ben altra cosa!
Testo in parte ricavato da Ferdinando Schiavo. Malati per forza: gli anziani fragili, il medico e gli eventi avversi neurologici da farmaci. Maggioli Editore 2014
La sua lettura giova alla salute, favorisce la conoscenza e l’indignazione.